Andrea #Riccardi su Famiglia Cristiana
Non nascondiamolo: c’è chi cerca di ignorare il Papa e chi non vuole il cambiamento. Dentro e fuori la Chiesa. La simpatia della gente per il Papa non si attenua dopo un anno; Francesco guida i cristiani alla riscoperta del Vangelo (domenica scorsa ha chiesto a tutti di leggerlo). Vuole che si esca dagli spazi abituali, dalle chiese, dai luoghi comuni, per comunicare la fede, incontrare la gente, soprattutto i poveri. Parla a tutti: vescovi, preti, comunità cristiane, laici, credenti in difficoltà, religiosi, suore… Nessuno escluso, anche se le storie e le responsabilità sono diverse.
La proposta è “uscire” con fede, come dice nell’Evangelii gaudium, suo vero programma. Trovo entusiasmante partecipare a questa “primavera”. Eppure, ci sono resistenze dentro la Chiesa. Perché? È contraddittorio che cristiani non gioiscano di questa stagione felice. Soprattutto è strano che taluni, dopo aver tanto parlato dell’autorità del Papa, non prestino attenzione a Francesco.
Taluni ignorano il Papa. Ci sono le resistenze di chi non vuole cambiare, non vuole vivere in maniera impegnata o semplicemente lavorare di più. Sembrano quelle del figlio maggiore della parabola del padre misericordioso: perché tanta attenzione al figliol prodigo? Perché aprire tanto alla gente?
Ma ci sono resistenze più strutturate. Si sottovaluta il discorso del Papa, troppo semplice, e lo si contrappone a quello di Benedetto XVI, più alto e dotto (così si va contro il sentire profondo del Papa emerito). Per una visione ideologica del cristianesimo, la Chiesa non cresce e si blocca in un modello o in una formula. Forse, non ci si rende conto delle gravi sfide in varie parti del mondo rivolte al cristianesimo.
Le tante resistenze sono il segno che il Papa sta cambiando la Chiesa. Lo storico sa, però, che nel novecento un Papa non ha mai avuto tante resistenze come Francesco. Ci fu la forte critica post-conciliare a Paolo VI. Ma allora c’era una contestazione generale verso tutti. Si critica Bergoglio perché trascurerebbe i valori etici. Lui insiste che il suo problema è comunicare soprattutto il cuore del Vangelo. L’atteggiamento del Papa, non proclive al clericalismo, aprirebbe la strada alla critica (indisciplinata) dei fedeli verso i vescovi e i preti.
In realtà, la gente recepisce l’esempio del Papa come stimolo per tutti. Non è positivo creare un movimento di interesse alla Chiesa e alla fede? La verità è che il Papa, con i suoi interventi, ha aperto il cuore, ha rivelato pensieri, preoccupazioni e priorità. Non si è comportato in maniera politica con la Chiesa. La sua è una sensibilità pastorale. Chiede di condividerla in una rinnovata missione. Una proposta franca ed evangelica mette tutti di fronte alle proprie responsabilità. Così nascono le resistenze. Ma soprattutto un vasto popolo di Dio si è messo in movimento: verso un ascolto nuovo del Vangelo e verso la gente. Come non esserne contenti?