“L’adesione di Pietro Bartolo è
qualcosa di molto importante di cui siamo fieri. La sua vita è
testimonianza del volto più bello dell’Italia: quello di chi sa fermarsi
dinanzi al dolore altrui,
commuoversi, intervenire, raccontare”. Il coordinatore nazionale, Paolo Ciani, commenta così l’ingresso
del medico dei migranti in DEMOS, movimento che si propone come “una rete
federativa fatta di esperienze territoriali, iniziative civiche e amministratori
locali”.
“In un tempo in cui il tessuto
sociale del Paese si sgretola e l’Europa si riempie di rabbia, noi pensiamo –
sottolinea Ciani – sia necessaria una nuova rappresentanza politica, che, forte
dell’impegno quotidiano sul territorio, sappia ‘rammendare’ le lacerazioni
della
società, a partire dalle periferie. Persone come Pietro Bartolo ne sono gli
interpreti migliori”.
“Sentiamo forte questa esigenza
davanti ad un vento populista fatto di promesse irrealizzabili e disprezzo per l’Unione
europea, che rischia di mettere in pericolo il futuro del Paese”, ha confidato
Ciani consigliere regionale del Lazio e promotore con Mario Giro, già vice ministro degli esteri, di questa nuova
proposta politica.
Secondo i promotori di DEMOS occorre
trovare un nuovo linguaggio nel dibattito pubblico, per affrontare con lucidità
e senza propaganda temi complessi come la lotta alla povertà, la
disoccupazione, l’immigrazione. “Mettere insieme tanti soggetti per costruire
un ‘noi’ solidale – ha spiegato Ciani -perché il futuro non sia un’incognita
fatta solo di paure e mancanza di opportunità”.
A partire dai valori della
Costituzione, Democrazia Solidale- DEMOS vuole essere un tessuto che
nasce dal basso, fatto di persone, esperienze locali, “mondo cattolico”, liste
civiche, associazioni e
orfani di una politica senza più idealità, con la sfida di ritrovare la
passione per la politica che abbia come obiettivo il bene comune.
Una vocazione condivisa dal dottor Pietro
Bartòlo – 63 anni compiuti la settimana scorsa –
medico chirurgo siciliano, laureato all’Università di Catania. Specializzato in
ginecologia.
Nominato nel 1988 responsabile del
gabinetto medico dell’Aeronautica militare a Lampedusa, nel 1991 è ufficiale
sanitario delle isole Pelagie, anno del primo sbarco, in cui a sbarcare furono
in tre, da quel giorno ha salvato, visitato e curato più di 250mila persone.
È stato in prima fila nei soccorsi ai sopravvissuti della strage del 3 ottobre
2013 quando una
imbarcazione libica con a bordo 500 migranti di origine africana proveniente
dall’Eritrea è
naufragata causando 368 vittime, nonostante qualche settimana prima fossa stato
colpito da
un’ischemia cerebrale.
Il medico ha collaborato al film
documentario “Fuocoammare” di Gianfranco Rosi, che nel febbraio 2016 ha vinto
l’Orso d’oro al festival di Berlino, e ha ottenuto una candidatura nella
categoria “Miglior Documentario” agli Oscar 2017 e molti altri premi e
riconoscimenti.
“Grazie a questo film – dice Bortolo – ho capito dopo tanti anni che la
sensibilizzazione dell’opinione pubblica sulla sorte dei migranti è altrettanto
importante che salvare vite umane”.
“Sono disposto a tutto – assicura il
sanitario – pur di aprire gli occhi dei miei connazionali e degli europei sugli
orrori del traffico dei migranti”.
Il 27 settembre 2016 ha pubblicato
con Lidia Tilotta, e in collaborazione con il figlio Giacomo Bartolo, il libro
“Lacrime di sale”. Il 2 ottobre 2018
ha pubblicato, con la collaborazione del figlio Giacomo Bartolo, la sua seconda
opera “Le stelle di Lampedusa”, edita
da Mondadori.