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Colloquio con Ciani, candidato e consigliere regionale: “Io il candidato cattolico con una linea centrista? Sono definizioni del passato. Sono molto più vicino alle persone di altri”.
Paolo Ciani, 51 anni, corre alle primarie del centrosinistra per DEMOS – Democrazia Solidale. Laureato in Storia dell’Arte, è cresciuto nella comunità di Sant’Egidio. Oggi è consigliere regionale del Lazio e vicepresidente della Commissione Sanità. Lo abbiamo intervistato.
Ciani, lei viene descritto come “il candidato cattolico”. Non le sembra un’autoghettizzazione?
È una definizione che danno gli altri. Io sono certamente cristiano, cattolico, se è per questo anche catechista, ma in politica, come nella vita, il tema non sono le etichette, ma la coerenza tra ciò che sei, quello che dici e come vivi. Ho letto anche del “candidato centrista”: ecco su tante cose mi sento più “di sinistra” di altri. Direi che è ora di smetterla di usare stereotipi e vecchie categorie. Penso che un riferimento per tanti, a prescindere dalla religione, su temi ad esempio come l’ambiente, è ormai costituito da Papa Francesco nei testi delle sue encicliche recenti, a partire dalla Laudato Sì, fino ad arrivare alla Fratelli Tutti. Uscirei dalle definizioni passate e mi concentrerei sulla vita reale delle persone e sugli impegni concreti.
Ciani in cosa si sente “più a sinistra di altri”?
Sicuramente tante questioni sociali. Per la mia formazione conosco tante realtà di sofferenza di questa città, partendo dal tema degli anziani, arrivando alle famiglie o al tema della disabilità e dei giovani. Su questo e su altri dossier abbiamo sofferto delle posizioni solo “tatticamente” di sinistra che i partiti hanno spesso portato avanti. Il tema non è ripetere formule, ma implementare politiche. Un altro tema su cui mi sento fortemente posizionato è quello dell’ambiente e della connessione tra ingiustizie sociali e degrado ambientale.
Lei ha saputo radunare una rete sui territori e una serie di candidati nei municipi. Come sta procedendo la campagna?
Sta andando bene, mi fa molto piacere che la mia candidatura non sia solo la corsa di Paolo Ciani, ma che sia frutto di un percorso politico, quello di DEMOS avviato in città e non solo. Sono lieto che altre persone, come l’ho fatto io a livello comunale, vogliano candidarsi a presidente di municipio. Non sono candidature finte: ne sia prova il fatto che in alcuni territori avevamo persone che potevano candidarsi, ma abbiamo pensato che alcuni candidati del PD potessero rappresentarci.
Lei parteciperà (ieri, ndr) al dibattito allo Spin Time Labs, luogo divenuto famoso anche perché visitato dall’Elemosiniere del Pontefice. Quale la sua opinione sui tanti spazi autogestiti della città, sulle esperienze dal basso?
Sì, torno in un luogo che conosco, che ho frequentato e che è un luogo significativo anche per l’evoluzione che ha vissuto; diversamente da tante occupazioni, ha scelto di aprirsi al territorio invece che blindarsi e da questa scelta ne ha tratto solo benefici. Queste occupazioni toccano un altro tema che mi sta a cuore, quello della casa e dell’utilizzo degli spazi pubblici e privati. Roma è piena di spazi vuoti e c’è troppa gente senza casa; questa emergenza può trovare anche delle risposte nel riutilizzo degli spazi abbandonati. Una ferita in questo senso è stata lo sgombero dello stabile di via Cardinal Capranica a Primavalle, dove vivevano tante famiglie e che è stata sgomberata senza apparente motivo e senza alcuna riconversione per tutelare l’accoglienza delle persone. Spin Time ha una particolarità, il luogo non è pubblico; in questo e altri casi bisogna trovare delle soluzioni che tengano conto della proprietà privata e dei suoi interessi.
La Roma del dopo pandemia, quali saranno le nuove fragilità di cui dovrà occuparsi?
Saranno certamente rappresentate da coloro che in questa crisi hanno perso il lavoro; non dimentichiamo la piaga del lavoro in nero, del lavoro precario, delle attività che hanno chiuso e che vivranno nuove sofferenze dal punto di vista economico e sociale. Ci sono poi le vecchie sofferenze, che hanno avuto da questa pandemia un aggravio di questa situazione; esiste poi una grandissima solitudine, c’è ancora un tema relativo alle donne e molte donne hanno subito ulteriori problemi in famiglia. Ci sono delle specificità e un aumento di problemi e di sofferenza legati al tempo che abbiamo vissuto. Non è un caso che il motto della nostra campagna sia “Capitale Sociale”: prima delle opere dobbiamo guardare alle persone.
Ci sono alcune polemiche riguardo la visibilità delle primarie e alcune polemiche sul comportamento del candidato del PD Roberto Gualtieri. Lei che ne pensa?
Sicuramente c’è stata poca visibilità per questa consultazione; tanti media e alcuni giornali nazionali hanno già deciso chi ha vinto e aspettano con pigrizia il 20 giugno per continuare a dire tutto quello che hanno già detto. Questo lo ritengo un errore, perché non solo le primarie non hanno mai un esito scontato, ma noi le abbiamo volute e vissute come un momento di rimessa in moto delle proposte politiche in città. “Deconsiderarle” o non dargli il giusto peso, è un errore per tutti