Visitare quello che è il nuovo monumento al furore ideologico sovranista e antimigranti andava fatto subito nel momento in cui vi hanno portato le prime “cavie”. Perché tutti parlano di “esperimento”: ma gli esperimenti non si fanno sulla pelle delle persone. Martedì, non appena abbiamo saputo del primo gruppo di migranti portati in Albania, con alcuni colleghi parlamentari e associazioni con cui stiamo monitorando le politiche sulle migrazioni del Governo, abbiamo deciso di andare. Alcuni colleghi erano già stati a documentare l’assurdità della location e dei lavori ed era importante essere lì quando vi hanno portato le prime persone. Abbiamo visto bene, parlato con i lavoratori italiani (forze dell’ordine e funzionari pubblici, contro cui non abbiamo nulla, perché sono lavoratori e non decisori politici, ed ente gestore) e abbiamo parlato con 4 dei migranti lì rinchiusi. Perché per criticare bisogna conoscere e anche se certe assurdità si intuiscono anche sulle carte (ed infatti le avevamo duramente contrastate anche in aula), vedere aiuta sempre molto. ed ecco che cosa abbiamo visto: un enorme centro di detenzione in un punto sperduto (Djader) di uno Stato estero (anche l’Italia ora ha i territori d’oltre mare?), al cui interno oltre agli uffici (container bianchi), c’è un centro per richiedenti asilo (container bianchi tipo cantiere/campo rom), poi un Cpr con strutture detentive pesanti (porte di ferro, sbarre alle finestre, gabbie metalliche a chiudere tutto), poi un carcere (si in tutto e per tutto un carcere – “struttura adeguata” – che dipende dal Provveditore di Roma). Il tutto per contenere e “trattare” migranti presi e “scremati” in acque internazionali e lì portati per sfuggire alle norme UE. La prima “scrematura” ha portato 1100 persone a Lampedusa e 16 in Albania; di questi 4 sono stati ritenuti “fragili” e ricondotti in Italia. Dei 12 rimasti abbiamo parlato con 4: tutti, oltre ai motivi originari per cui hanno deciso di lasciare i loro Paesi, sono stati in Libia tra i 5 e i 13 mesi, con storie di violenze e vessazioni che ognuno oggi inizia a sapere. Un chiarimento importante: sembra che al momento della “scrematura roulette/tu in Italia tu in Albania”, un discrimine importante sia stato avere con se un passaporto. Ecco i 16 inviati in Albania avevano la sfortuna di non averlo: non certo per celare la loro identità, ma perché in Libia oltre tutto il resto, ti rubano anche il passaporto… Poi abbiamo visitato anche l’altra enclave, quella al porto di Shengin, dove i migranti sono accolti e dove hanno scoperto che 4 di loro per quanto previsto dal protocollo non dovevano finire in Albania.
Ecco: il monumento del sovranista “i migranti non li faccio nemmeno avvicinare in Europa” per ora è questo…
Non parlo dei soldi (per ora): argomento schifoso, perché tra i primi usati dalla propaganda di destra contro i migranti. Come non parlo delle reazioni di una parte dell’opinione pubblica albanese che ricorda bene la montagna di odio che la destra italiana gli ha scaricato contro negli ultimi 30 anni. Saranno tutti argomenti da approfondire in futuro. Intanto pensiamo alla vita di chi è stato deportato nei nostri nuovi territori d’oltremare; per smontare e demolire il nuovo Monumento purtroppo servirà un po’ di tempo…
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