Avvenire | «Il bipolarismo ci schiaccia. Ma insieme sfidiamo il torpore»

Fonte: Avvenire

Il leader di Demos e vicecapogruppo del Pd: nell’era di Trum, Putin e Netanyahu i cristiani devono spendere la loro “forza debole”. Fine vita, legge toscana un errore

Nella commemorazione di Bachelet alla Sapienza sono emerse alcune parole chiave dette dallo stesso giurista assassinato dalle Br, pronunciate dal professor Monticone e da Aldo Moro: “scelta”, “clima di torpore”, “responsabilità”. Paolo Ciani, leader di Demos e vicecapogruppo del Pd alla Camera, sono chiavi attuali per interpretare l’impegno dei cattolici in politica?

Sono parole di grande attualità. Mi ha colpito, pensando al clima di torpore, l’analisi che faceva Giuseppe De Rita sul sonnambulismo. È vero: nonostante noi viviamo in un tempo grave, c’è un oggettivo clima di torpore e di sonnambulismo. In questo senso parlare di responsabilità individuale e comune dei cristiani è di grande attualità. Mi colpivano le parole di Mazzolari sui cristiani e la resistenza al male: il cristiano è sempre resistente al male, lo è per vocazione, non può scegliere quando esserlo e quando no.

A livello parlamentare non sembra esserci trasversalità al momento di scelte cruciali tra i cattolici eletti. Perché?

Anche dall’esperienza di questi due anni in Parlamento, mi sembra che la visione bipolarista della nostra politica nazionale plasmi le analisi e i comportamenti quotidiani. Quest’ottica colpisce anche i cattolici, per cui c’è una difficoltà ad ammettere che salvare le vite in mare o non volere l’eutanasia appartengano alla stessa resistenza alla cultura dello scarto di cui parla papa Francesco. A livello parlamentare, allora, più che di trasversalità nelle decisioni (sapendo che siamo in minoranza in quanto cattolici in Parlamento) c’è anche un problema di essere succubi di questo pensiero, che crea difficoltà a ritrovarsi anche su temi importanti.

In questo senso la Settimana sociale di Trieste ha funzionato come stimolo?

Certamente, perché ritrovarsi come cristiani impegnati in politica aiuta, ci si sente meno soli, ci si confronta o ci si sostiene. Dal punto di vista politico penso che se non superiamo la forma del bipolarismo, pensare di avere un partito di rappresentanza al di fuori dei poli è abbastanza velleitario, per cui è utile che i cristiani che si trovano nel centrodestra e nel centrosinistra possano unirsi per lavorare meglio sui temi e le specificità che vogliono portare avanti. Può essere un obiettivo.

Cambia il quadro a livello locale?

L’esperienza politica che ho fatto a livello locale mi ha colpito perché è più facile poter incidere e poter “contaminare”. Io che sono stato eletto in una lista civica sono riuscito a portare avanti idee come in Parlamento non riuscirei a fare. È più facile dove non si toccano temi di livello nazionale.

In Toscana si è approvata una legge regionale sul suicidio assistito.

Ecco, appunto. Bisogna evitare di trattare a livello locale temi che dovrebbero essere trattati a livello parlamentare, come il suicidio assistito.

Nell’era Trump si avverte un’esigenza maggiore di mettere in campo risorse cattoliche?

È anche l’era di Putin e di Netanyahu. È l’era della forza, del disprezzo della democrazia e delle istituzioni sovranazionali. È l’era in cui un partito come l’Afd rischia di arrivare al 30 per cento. Evidentemente in questo tempo la forza debole dei cristiani deve ritrovare un protagonismo. Non possiamo assistere a tutto questo con il torpore.

Il Papa ha scritto ai vescovi americani per condannare le scelte sui migranti. Quanto è difficile per un cattolico dissociarsi dalla linea del partito su temi che interpellano la coscienza?

Le prese di posizioni del Papa e il suo magistero sono indicazioni chiare di come un cristiano dovrebbe concepire non solo le relazioni sociali, ma anche l’agire politico. Sulla pace, sulla vita, sul salvare le vite in mare, se la linea del mio gruppo parlamentare è diversa dalla mia, io resto fedele alla mia. È evidente che più è grande il partito e più questo può accadere. Ma è anche una sfida per i cristiani: noi viviamo la contraddizione di essere considerati di sinistra quando parliamo di temi sociali e di destra quando si tratta di fine vita. Ma non è così.

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