L’intervento alla manifestazione di DemoS
del 10 novembre al Nazionale Spazio Eventi
Buonasera a tutti! Per introdurre questa nostra manifestazione vorrei innanzitutto
ringraziare tutti ed ognuno di voi per essere qui oggi. Ho visto tanti amici, e
mi sembra che oggi in questa sala sia rappresentata un po’ tutta Roma, per
provenienza, per età, per storia personale, e questo mi fa particolarmente
piacere. Saluto chi è arrivato dai quartieri più lontani, saluto chi è più
anziano e i più giovani, i nuovi italiani, gli amici dell’ente nazionale sordi,
quelli con cui ci conosciamo da poco e gli amici di sempre. Grazie veramente a
tutti!
Per iniziare vorrei prendere spunto dal titolo di questa nostra
manifestazione: A Roma sì può.
Non sfugge a nessuno che il nostro titolo si presti ad una doppia
lettura: la prima è evidente ed è quella del Sì al referendum costituzionale del
4 dicembre. Siamo consapevoli del ruolo fondamentale che può avere Roma per la
vittoria del Sì e ne spiegheremo i motivi diversi nel corso della
manifestazione, attraverso i vari interventi di primissimo livello dei nostri
interlocutori.
Il secondo significato del titolo è in una sfumatura, in un accento, ed
è quello di dire oggi insieme che a Roma si può.
Si, perché ormai da troppo tempo a Roma sembra che non si può proprio
nulla: non si possono fare le Olimpiadi, non si può raccogliere la spazzatura,
non si riesce e non si può far funzionare il sistema dei trasporti, non si può
neanche più pregare in pace se si è musulmani in alcuni dei nostri quartieri…
Ma per essere giusti non è solo un problema recente; è da tempo che a Roma sembra
che non si possa fare nulla. Non si può fare politica senza bassezze, inciuci,
ruberie.
Ecco noi oggi con forza vogliamo dire insieme che a Roma sì può! È possibile
fare qualcosa! Si può evitare che la nostra città sprofondi nell’anonimato,
quasi si trattasse di una città qualsiasi; si può costruire una città per tutti,
dove nessuno si senta escluso; si può realizzare una città con una vocazione
universale aperta al mondo, che vuole giocare un ruolo e che al tempo stesso
riesce a far vivere bene i suoi cittadini. E si può anche fare politica
pensando al bene comune e non soltanto agli interessi di qualcuno.
Sì, a Roma si può. E lasciatemelo dire, si può anche riunirsi in tanti
in un giovedì pomeriggio lavorativo come oggi, quando in molti ci dicevano che
eravamo matti a fare una cosa simile e che forse era meglio che prendevamo una
sala più piccola e lasciavamo un po’ di gente in piedi, così facevamo vedere
che era comunque una bella manifestazione.
No, a Roma si può! Ci siamo buttati e tanti con noi si sono
appassionati, hanno invitato i loro amici e oggi siamo tantissimi! A Roma si
può tutto questo se si hanno degli interessi, delle passioni comuni, degli ideali
e se non si pensa solo a salvare se stessi!
Ritroviamo un po’ di orgoglio per questa città, non la abbandoniamo ad
una vita grigia… Insieme possiamo far sì che a Roma si possa davvero costruire
un futuro migliore!
E torno alla Costituzione e al referendum. La Costituzione, la prima
volta l’ho letta da ragazzo e devo confessare che allora non sono arrivato a
quella seconda parte che oggi vogliamo riformare; ma poi ho recuperato…
Ma la prima parte della Costituzione, quella dei principi fondamentali,
quella dell’affermazione dei diritti, mi colpì molto, perché pensai che
attuando anche solo quella prima parte, si sarebbe potuta costruire una società
giusta.
Ecco, oggi vorrei chiedere ai grandi difensori del No, a quelli che
osannano la Costituzione e forse non l’hanno nemmeno mai letta tutta, alcuni di
loro politici, giudici, professori, classe dirigente per molti anni… Ecco, quanto
si sono spesi nella loro vita per attuarla?
Non dico tutta, non dico tutta la Costituzione, ma quanto si sono spesi
per applicarne almeno i primi quattro articoli – non arrivo nemmeno al quinto
tanto caro al nostro amico Lorenzo Dellai – mi fermo ai primi quattro articoli,
quelli che tutelano la democrazia, i diritti dell’uomo, i doveri inderogabili
di solidarietà politica economica e sociale, la pari dignità di tutti. Quanto
si sono battuti i finti paladini di oggi, quanto si sono battuti i grandi
teorici del No per applicarla, per viverla, per renderla vera questa Costituzione.
A vedere i risultati direi non molto, o comunque non abbastanza…
Noi crediamo in quei valori e tanti di noi in questa sala li vivono ogni
giorno personalmente, cercando di costruire una società migliore accanto agli
altri, non opposti, non nemici, vivendo una solidarietà vera e concreta. Ecco
noi crediamo in questi valori e nessuno ce li toglierà e non li faremo toccare
a nessuno.
Ma proprio perché crediamo in questi valori, abbiamo visto anche quello
che non funziona in questo Paese; abbiamo visto che ci abbiamo messo 13 anni
per fare approvare la legge che riforma la cittadinanza in Italia (alcuni dei
presenti erano bambini nel 2003 quando eravamo in Piazza del Campidoglio o
davanti al Parlamento a manifestare)… E ora, approvata alla Camera (anche
grazie alla tenacia di Mario Marazziti, che ringrazio), ora quella legge
attende gli equilibrismi del Senato e non si sa se e quando sarà approvata! E’
un piccolo esempio, ma abbastanza significativo…
Ecco, proprio perché crediamo e proviamo a vivere questi valori, non
abbiamo paura di cambiare, anche di cambiare la seconda parte della Costituzione
e provare anche così a rendere migliore il nostro Paese.
grazie ancora a tutti di essere qui