Intervista su RomaToday
Elezioni Roma. “Nelle periferie ci votano perché siamo da trent’anni vicini alle persone vere”, dice il candidato alle primarie: “Il bangla-gate? Polemica senza senso e già rientrata”.
Paolo Ciani, consigliere regionale a sostegno di Nicola Zingaretti e anima di Demos – Democrazia Solidale, è una delle sorprese inaspettate delle primarie per la scelta del sindaco di Roma. La sua corsa termina al terzo posto, con un lusinghiero 7% che lo vede sopravanzare forze ben più storiche, radicate e organizzate. Abbiamo raccolto il suo punto di vista su Roma Today.
Consigliere Ciani, il risultato delle primarie è lusinghiero. Al centro della corsa la sua figura e la costruzione del soggetto politico Demos. Ce ne parli.
Si, le primarie stesse sono state un passaggio della costruzione di Demos. La mia partecipazione alle primarie nasce nell’idea di dare un contributo coalizionale alle consultazioni e poiché Demos vuole essere un pezzo di questa coalizione, questo era in effetti il mio obiettivo principale. Il nostro successo è anche la concretizzazione di quella che era la nostra idea: una coalizione composita. Ora siamo alla fase della costruzione delle liste per essere presenti a ottobre in tutti i municipi e al comune.
Qualche anticipazione su questo?
Stiamo coinvolgendo da tempo persone a noi vicine, rintracciabili in un’idea generale di società civile: professionisti, imprenditori, persone legate al mondo dell’associazionismo; tutti comunque convinti che bisogna ripartire da una politica con alte idealità. Sicuramente ci sarà la nostra coordinatrice romana Barbara Funari, già assessore al XIV municipio, e altre persone di cui sveleremo presto l’identità, a partire dai nostri sei candidati presidenti di municipio alle primarie che hanno ottenuto ottimi risultati.
I dati dimostrano la forza del suo consenso nelle periferie e spicca il voto dei gazebo presso i campi rom. Che operazione avete costruito?
Nessuna operazione. A chi non mi conosceva, bastava leggere la mia biografia per sapere che per 30 anni mi sono occupato di persone che vivono nelle periferie, di integrazione, di dialogo interculturale, con una presenza personale nei campi con le Scuole della pace. Altrettanto impegno è stato profuso accanto agli anziani, ai disabili, agli immigrati e in generale ai “periferici”. Quando queste persone si sono ritrovate un candidato che conoscevano e a cui danno del tu hanno voluto dare il loro contributo. Nel votarmi tanti mi hanno detto “mi sono sentito cittadino”, “mi sono sentito come gli altri”: penso che sia stato un bel passaggio di democrazia.
Il risultato è stato significativo, il 7% è un dato inaspettato. Quale è stato il vostro valore aggiunto?
Io e altri di Demos siamo presenti accanto alle persone vere e reali e non all’ologramma delle periferie o alla vulgata del periferico. Siamo accanto alla gente vera come Pietro Bartolo, eletto alle europee non perché è l’esperto di immigrazione ma perché è il medico di Lampedusa che ti parla del valore della persona umana. Chi ci ha votato lo ha fatto perché ci ha visto andare oltre l’intellettualismo di sinistra, ha visto persone che hanno vissuto quello in cui credono.
Un commento sulla polemica riguardante gli elettori bengalesi al Prenestino.
Mi sembra totalmente sproporzionata e mi sembra altresì che chi l’ha inaugurata abbia fatto prontamente retromarcia. Per parte mia ho capito benissimo cosa è accaduto: dei gruppi di cittadini del Bangladesh residenti a Roma e quindi perfettamente rientranti nelle categorie degli elettori delle primarie si sono recati a votare insieme e avevano in mano dei bigliettini con il nome di qualcuno. Lo trovo del tutto normale e pienamente legittimo. Ho recentemente riletto le polemiche sull’allargamento del suffragio universale alla fine dell’800; allora si coinvolgevano gli analfabeti, chi non pagava le tasse e le donne: si riteneva in generale che potesse votare solo chi “poteva comprendere” quel che stava facendo, come se ci fossero elettori di serie a ed elettori di serie b. I foglietti con il nome prestampato se li portano anche gli anziani, è un segno di serietà di chi non vuole dimenticarsi il nome di chi votare.
Quale la sua analisi dell’attuale quadro post-primarie?
Vedo Giovanni Caudo che sta ragionando sul se e come fare una lista, a sinistra stanno dialogando riguardo il da farsi e lo capisco. La cosa che a me fa piacere e che spero che tutti abbiano capito è che esiste una realtà che si chiama Democrazia Solidale che già fa e farà parte della coalizione in ogni municipio e al comune; una sigla che con le primarie ha plasticamente dimostrato di poter dire la sua in termini di programma e progettualità e di presenza nel quadro politico romano.