“Prendersi
cura dei margini significa prendersi cura della città perché nessuno può essere
felice in una città dove altri stanno male né sentirsi sicuro armando cittadini
e mettendo telecamere ovunque”. Lo ha affermato Paolo Ciani, vicepresidente
della Commissione Sanità, Politiche Sociali Integrazione Socio Sanitaria e
Welfare, che ha definito la “città che cura” una “proposta politica, impegnativa, alta e altra rispetto a quelle attuali”.
Intervenendo al seminario sulla Salute mentale a 40 anni dalla Legge 180,
promosso dalla Comunità di Sant’Egidio in collaborazione con Asl Roma4 e
Regione Lazio, Ciani ha sottolineato l’urgenza di “far rinascere una passione
civile per la città, le periferie e i periferici, ricostruendo reti e
relazioni”. Nel campo della salute
mentale, in particolare, ha scandito Ciani, “bisogna lavorare non solo
negli ambiti deputati, ma nella città, riconoscendo che esiste un diritto alla
città da parte delle persone marginali così che possano realizzarsi”. “Per
affrontare i problemi delle vite marginali, occorre superare la
settorializzazione nel trattamento delle situazioni: settorializzare scompone
il problema, fa perdere di vista l’elemento comune che è la tutela dei diritti
delle persone”, ha denunciato Ciani per il quale “si costruisce una città che
cura se non si privatizzano i problemi e se si superano gli steccati
professionali”. A fronte di città che sono “spesso luoghi delle paure, dove gli
estranei sono visti come nemici e dove la politica ha avuto una responsabilità
negativa, dove ci si associa contro qualcuno o qualcosa piuttosto che per fare
qualcosa insieme”, è necessario lavorare per costruire città che siano davvero
delle comunità, dove tutti abbiano diritto di cittadinanza.