Roma, 19 set. (LaPresse) – “Al dramma di Rebibbia non si risponde sospendendo gli operatori che ogni giorno, con tutti i limiti e le criticità possibili, devono affrontare problemi, disagio sociale e sanitario. E` solo una scelta politica che non coglie il dramma dei detenuti, delle famiglie, dei volontari e non coglie il dramma dei poliziotti penitenziari che ogni giorno devono affrontare situazioni di uomini e donne spesso vulnerabili, fragili, marginali”. Lo afferma Paolo Ciani, capogruppo di Centro Solidale alla Regione Lazio. “Il ministro e la politica tutta dovrebbe piuttosto rispondere a una domanda: come mai nel 2018, nella patria di Beccaria ci sono sempre 60/70 bambini in carcere? Perché nonostante la disponibilità di realtà nazionali importanti come la Giovanni XXIII o altre all`accoglienza delle madri con bambini, c`è un muro di gomma? – continua Ciani – Non si racconta che c`è una categoria professionale, quella dei direttori e dei vicedirettori che è di fatto sospesa da oltre un anno in attesa delle assegnazioni, senza contratto da sempre: si tratta di persone che devono gestire realtà sociali complesse e articolate come gli Istituti Penitenziari. Insomma, la scelta di Bonafede non affronta per nulla le vere motivazioni del disagio che regna in carcere e la vergogna dei bambini senza colpa dietro le sbarre”.